Per i giovani adolescenti degli anni ’90, come la sottoscritta, Prozac era il nome di una band punk rock italiana, ma anche, e lo scoprii per la prima volta in quei tempi in cui non avevo ancora alcuna nozione di psicofarmacologia, il nome commerciale dell’antidepressivo fluoxetina.
La fluoxetina è un noto e molto utilizzato farmaco per il trattamento degli stati depressivi appartenente alla famiglia degli «inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina» (SSRI) che, come il nome suggerisce, aumentano i livelli di serotonina (un neurotrasmettitore che contribuisce alla regolazione dell’umore e del sonno) negli spazi inter-sinaptici del cervello.
Fin qui niente di nuovo, ma che cosa accade, ed ecco che veniamo all’argomento di questo articolo, se ad assumere un SSRI è un individuo per così dire “sano”, nel senso di non affetto da una condizione depressiva?
Accade quello che tecnicamente si chiama un enhancement ossia un potenziamento delle capacità umane. Infatti i recenti sviluppi in ambito biomedico e le tecnologie emergenti ci permetterebbero di incrementare le capacità umane «normali», migliorando la nostra salute, ma non solo, ci consentirebbero anche di diventare più intelligenti, reattivi e persino più onesti o sinceri. Come è facile immaginare tale argomento può dar luogo ad un vivace dibattitto sulla liceità morale di tali pratiche di potenziamento, in particolare se si ritiene che in qualche modo alterino riprovevolmente la natura umana.
Per quanto concerne gli SSRI i loro effetti a breve e lungo termine sull’umore di individui sani non sono ancora del tutto chiari, ma altri farmaci quali il Modafilin (usato per il trattamento della narcolessia) e il metilfenidato (nome commerciale Ritalin, usato per il trattamento della sindrome da deficit di attenzione e iperattività), sebbene abbiano un’indicazione specifica per il trattamento delle condizioni appena elencate, se assunti a scopi non terapeutici hanno effetti sul controllo degli stati di veglia e sulla capacità di concentrazione e perciò vengono utilizzati sia in ambito accademico sia lavorativo dove la competizione è elevata col fine di realizzare prestazioni eccellenti. In un sondaggio su decine di migliaia di persone in 15 nazioni nel mondo, citato in un articolo di Ansa del 2018, il 14% ha dichiarato di aver utilizzato “smart drugs”, o “droghe intelligenti” almeno una volta nei 12 mesi precedenti nel 2017, rispetto al 5% del 2015, con una crescita del 9% in due anni. Picchi di crescita si registrano in Europa: 13% in Francia e il 18% nel Regno Unito.
L’enhancement finora descritto è di tipo cognitivo e farmacologico, ma esistano altri tipi di potenziamento che si differenziano sulla base delle capacità che mirano a migliorare ed il tipo di intervento utilizzato.
Gli enhencement delle capacità fisiche hanno l’obiettivo di migliorare l’apparenza e la funzionalità del corpo, nonché le prestazioni in alcuni contesti vedi come esempio l’industria cosmetica e la chirurgia estetica, oppure le tecniche d’impianto o chirurgiche utilizzate per rimpiazzare organi o parti corporee le cui funzionalità sono compromesse.
L’enhancement fisico ha molte limitazioni in ambito sportivo, perché ha a che fare con la possibilità di avere atleti dopati, che quindi, facendo uso di certe sostanze, infrangerebbero le regole delle proprie discipline di appartenenza. Non si trattava di assunzione di sostanze eppure il caso di Pistorius è calzante. Ricordate? Ex velocista sudafricano, campione paralimpico nel 2004, soprannominato "the fastest man on no legs", correva grazie a particolari protesi in fibra di carbonio, a causa delle quali gli fu inizialmente negato di gareggiare con i normodotati, perché sembrava che le protesi gli dessero un vantaggio meccanico dimostrabile ossia potenziavano le sue prestazioni alterando così la competizione.
L’enhancement genetico sfrutta le nozioni e le tecnologie della terapia genica che corregge i geni «difettosi», oppure inserisce geni sani nelle cellule, per prevenire e curare alcune patologie umane. Questo tipo di manipolazione, se attuata sulle cellule della linea germinale, permetterebbe la trasmissione dei tratti mutati alla progenie degli individui modificati geneticamente (procedimento attualmente vietato in tutto il mondo per le possibili, imprevedibili e potenzialmente nefaste conseguenze per il genere umano).
Con «potenziamento neurotecnologico» ci si riferisce a interventi basati su tecniche di interfaccia cervello-computer, stimolazione cerebrale profonda, o altre neurotecnologie ancora in fase sperimentale. L’interfaccia cervello-computer è un canale di controllo diretto di un computer esterno da parte del cervello e può essere di tipo invasivo o non invasivo. In ambito terapeutico l’utilizzo di queste tecnologie offrirebbe per esempio un supporto all’orientamento per individui privi della vista o, ancora, sostegno motorio per individui con paralisi. Come forma di potenziamento in ambiti non strettamente medici l’interesse per lo sviluppo di tecnologie di interfaccia cervello computer (non invasive) si osserva per esempio nell’industria dei computer game per potenziare l’esperienza ricreativa dell’offerta in ambito ludico.
Il potenziamento delle capacità umane è un fenomeno diffuso, e spesso accettato, in numerosi ambiti. L’assunzione di caffeina durante le ore lavorative è un chiaro esempio di un intervento mirato al miglioramento di un’attività cognitiva quale la concentrazione.
In taluni casi invece l’accettabilità morale delle pratiche di potenziamento o enhancement come si può immaginare è più controversa.
In letteratura i sostenitori delle tecniche di potenziamento sono definiti “transumanisti”. Mentre coloro che valutano negativamente l’uso di interventi di potenziamento sono definiti “bioconservatori”.
I bioconservatori valutano l’enhancement come intrinsecamente errato in quanto costituirebbe una minaccia per la natura umana. Questa prospettiva si basa, quindi, sull’idea che un uso esteso delle tecnologie di potenziamento potrebbe compromettere in modo irreversibile alcuni aspetti fondamentali dell’essere umano che andrebbero, invece, salvaguardati. Gli interventi di potenziamento, inoltre, porrebbero le basi per rinnovate e odiose forme di dominio dell’uomo sull’uomo (segnatamente, dell’uomo potenziato su coloro che non hanno voluto, o non hanno potuto, sottoporsi a interventi di enhancement).
Il transumanismo è un movimento filosofico che si propone di liberare gli esseri umani dalle limitazioni biologiche che li caratterizzano. A differenza dei bioconservatori, quindi, per i transumanisti il concetto di «natura umana» perde rilevanza e, per questo, non tutto ciò che è naturale va apprezzato come un dono. Il cancro, la malaria, l’invecchiamento, i deficit cognitivi, per esempio, sono tutti doni che faremmo meglio a non accettare. Nel pensiero transumanista ciò che conta, quindi, non è la natura umana in quanto tale, ma l’individuo, che dovrebbe avere il diritto di usare le tecnologie di potenziamento a propria discrezione. I cosiddetti «interventi di potenziamento» sono considerati sullo stesso piano di desiderabilità morale di tutti gli altri interventi che mirano alla tutela, o al miglioramento, del benessere fisico ed emotivo degli individui. I transumanisti suggeriscono che il modo migliore per evitare le conseguenze nefaste connesse alle tecniche di enhancement non consista in divieti che restringano le libertà individuali, ma in processi di pubblica informazione che incentivino le scelte responsabili degli individui.
Boniolo G., Maugeri P. (2019), Etica alle frontiere della biomedicina, Per una cittadinanza consapevole, Seconda edizione, Mondadori Università